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Mercato in NBA: come funziona e come avvengono gli scambi?

Chi si rapporta, da neofita, alla tipologia di mercato che è prevista all’interno delle NBA, potrebbe non comprendere una serie di caratteristiche che si trovano alla base della tipologia di mercato osservabile all’interno del campionato statunitense di basket. Vale la pena sottolineare che, a differenza di altri sport che prevedono scambi, ad esempio il calcio, in NBA le formule di acquisto e compravendita dei giocatori sono piuttosto particolari, e devono rispettare una serie di condizioni stringenti, al fine di stabilire che una squadra, con il proprio assetto, non risulti essere invincibile, per quanto nella storia siano esistiti i casi di adattamento di contratti e di salario che hanno permesso ad alcune franchigie, come i recenti Golden State Warriors, di essere una vera e propria macchina da punti e vittorie. Ad ogni modo, ecco tutto ciò sapere a proposito del mercato in NBA, riguardo a come lo stesso funzioni e di come avvengano gli scambi nel gioco della pallacanestro americana.

Come scambiare cestisti in NBA

Una prima precisazione che riguarda la tipologia di mercato osservabile all’interno delle NBA è relativa al tipo di mercato che avviene all’interno di questa competizione stessa. Se si prende in considerazione una gioco come il calcio, ci si rende conto del fatto che l’acquisto avviene per mezzo di un cartellino pagato da una società all’altra, relativo ad un determinato calciatore. Successivamente, la società dovrà contrattare con il calciatore stesso per permettere di soddisfare le sue richieste di ingaggio; dunque il pagamento sarà duplice e strutturato in due fasi differenti. In NBA il concetto di cartellino non esiste, e un acquisto di una squadra, se rivolto ad un cestista di un’altra franchigia, può avvenire solo ed esclusivamente tramite scambio. 

Ovviamente, lo scambio stesso può riguardare sia cestisti differenti che vengono piazzati all’interno di nuove squadre, dal momento che il concetto di scambio permette ad alcuni giocatori di non essere mai saldi all’interno di un team, sia altre pedine di scambio piuttosto importanti, come le scelte in draft successivi. Prima di giungere a questa determinazione fondamentale bisogna, però, comprendere a che livello avvenga lo scambio: ad essere scambiati sono, infatti, i contratti dei giocatori in vigore, che numericamente parlando occupano un posto all’interno del cosiddetto Salary Cap di una squadra, un monte ingaggi massimo che la squadra deve rispettare sommando tutti i contratti dei cestisti che figurano all’interno di un roster stesso.

Se lo scambio è fattibile e accettato dal team, ha motivo di esistere, e difficilmente i cestisti possono declinare un’offerta, se non in condizioni particolari di contratto che portino lo stesso a scegliere se accettare o meno una destinazione. Diversamente, quando un cestista vuole essere scambiato, può palesarlo alla sua società, senza problemi di natura contrattuale o di rendimento sportivo: in quel caso la franchigia cercherà la migliore destinazione per il suo cestista, cercando di ottenere anche pedine di scambio importanti, in base al tipo di mercato che si vuole realizzare.

Come funziona il salary cap

Per comprendere come avvenga il meccanismo di scambio tra cestisti e di mercato in NBA, è fondamentale prendere in considerazione la manovra di Salary Cap, che risulta essere fondamentale all’interno del mercato NBA per effettuare scambi e acquisti di cestisti. Il Salary Cap è un budget che viene determinato dalla Lega in base ai suoi introiti, fissato per le 30 squadre e sottoposto, eventualmente, a sovratassazioni, nel caso in cui debbano riscontrarsi circostanze particolari. 

Ovviamente, il Salary Cap di una squadra è determinato dalla somma di tutti i contratti dei giocatori presenti all’interno del Roster, e che definiscono una cifra ben precisa. E’ possibile sforare il Salary Cap, nel caso in cui avvengono condizioni particolari o si stia rifirmando una proprio cestista all’interno della squadra, per non permettere allo stesso di trasferirsi da Free Agent in un altro team. Se il Cap viene sforato, la franchigia NBA sarà sottoposta a Luxury Tax, ovvero una somma che dovrà poi destinare al fine di permettere una redistribuzione ad altre squadre della stessa lega, che vedranno dunque un sensibile aumento del proprio monte stipendi. 

Tuttavia, esistono anche altre due condizioni che devono essere rispettate: la prima permette ad ogni squadra di spendere a ogni squadra almeno il 90% del Cap per gli stipendi dei propri giocatori, una manovra che viene definita come Salary Floor. La seconda, invece, rappresenta un limite invalicabile per le squadre che si trovano al di sotto della Luxury Tax, e che realizzano certa eccezioni. Questa manovra stessa, definita come Apron, non permette di spendere quanto si voglia, anche in cambio di denaro tassato che verrà distribuito in altre squadre NBA, e allo stesso tempo garantisce una certa equità nei parametri contrattuali che riguardano le singole franchigie NBA. Ovviamente, in base al tipo di progettualità della squadra, che sia in fase di ricostruzione con giocatori poco pagati o che sia in fase di spinta definitiva per la conquista del titolo, le differenze si avvertono anche e soprattutto dalla possibilità di movimenti contrattuali, da effettuare entro 1 o 2 stagioni.